Il primo uomo sulla luna è un falso, ecco le prove della cospirazione!

Dalla prima notte in cui l’uomo ha guardato le stelle ha sempre desiderato raggiungerle.

L’allunaggio del 1969 rappresenta un traguardo storico molto importante per tutta l’umanità, tuttavia ci sono molte persone in disaccordo con quanto affermato dalla NASA. Secondo questi individui l’uomo non sarebbe mai arrivato sulla Luna. Ma c’è di più.

Leggete fino in fondo per capire di cosa sto parlando.

Il falso allunaggio

Occorre fare chiarezza su alcuni punti, anzi su diversi punti.

Iniziamo con lo spiegare quale sia il contesto storico in cui si sviluppano le vicende che stiamo esaminando.

Erano gli anni ’60 e gli Stati Uniti d’America e la Russia erano in piena guerra fredda.

Il raggiungimento di un traguardo simile a quello dello sbarco sulla Luna era un obiettivo strategico di grande valore dato che avrebbe assegnato ulteriori punti agli americani rispetto ai russi.

Marcus Allen, editore del bimensile di informazione alternativa Nexus, è stato spettatore dello sbarco sulla Luna. Inizialmente era molto entusiasta della cosa, poi però in lui sono cominciati a sorgere dei dubbi. Ora è fermamente convinto convinto che si sia trattato di una messinscena.

Bart Sibrel, regista statunitense e famoso esponente della teoria del complotto, dice di avere prove che lo sbarco sulla Luna sia stato un falso storico. Inoltre chiama gli astronauti bugiardi e li cerca per far giurare loro sulla Bibbia di essere stati davvero sulla Luna.

La teoria del complotto

Secondo chi sostiene la teoria del complotto l’allunaggio è stato girato in uno studio televisivo situato in qualche base militare segreta tipo Area 51.

Perché fingere di sbarcare sulla Luna?

Il 4 ottobre 1957 i sovietici avevano lanciato in orbita intorno alla Terra lo Sputnik, il primo satellite artificiale della storia.

James Oberg, considerato uno dei maggiori esperti del programma spaziale sovietico e russo, aveva tredici anni quando fu lanciato lo Spunik e ricorda ala perfezione che all’epoca fu considerato un grave smacco per gli Stati Uniti che si sentirono battuti e minacciati dalla Russia.

Quando, 4 anni più tardi, i russi riuscirono a mandare il primo uomo nello spazio, Jurij Cagarin, la situazione si appesantì ulteriormente.

Gerard Degroot, professore di storia moderna presso l’università di st. Andrews storico che ha fatto molte ricerche, sostiene che il presidente Kennedy voleva fare in modo di superare i sovietici nella corsa verso lo spazio. L’opzione migliore che venne in mente a lui e al suo entourage fu di essere i primi ad approdare sulla Luna. Tuttavia né il presidente né i suoi consiglieri avevano considerato che la NASA fosse ancora molto indietro rispetto ai suoi avversari, non era nemmeno in grado di portare un uomo nello spazio. Ciononostante il 25 maggio 1961, John Fitzgerald Kennedy annuncia il programma spaziale Apollo che avrebbe portato l’uomo sulla Luna entro la fine del decennio.

Tuttavia c’era qualcosa in cui la NASA era davvero brava: le pubbliche relazioni. Dava molta visibilità ai suoi astronauti e li descriveva al pubblico come veri e propri eroi.

Nel 1967 la NASA non era ancora pronta ad affrontare la prova che era stata annunciata nel 1961, in realtà secondo molte fonti non ci era ancora nemmeno vicina. Era necessario riuscire a mandare in orbita due veicoli, farli approdare sulla Luna e farli anche ripartire, inoltre bisognava trovare il modo di far agganciare tra di loro e nello spazio i due moduli costituenti la navicella.

Per questo motivo Allen crede che in parallelo alla ricerca scientifica si sia pianificato un “piano B” qualora non si fosse riusciti a far giungere qualcuno sul nostro satellite, si tarttava di une vero e proprio progetto cinematografico.

Il programma Apollo: l’Apollo I

Il programma Apollo I avrebbe dovuto portare l’uomo sulla Luna. In realtà intorno a tutto il progetto c’erano molte perplessità. Gli astronauti coinvolti nella missione erano molto preoccupati per la velocità con la quale procedesse la preparazione. Virgil I. Grissom, capo della squadra di astronauti che avrebbe dovuto arrivare sino alla Luna, espresse più volte il parere che venisse sacrificata la sicurezza per via della fretta che avevano alla NASA di concludere la missione.

Probabilmente per provocazione, gli astronauti scattarono una foto che li ritraeva in preghiera davanti al modellino della loro navicella.

Il 27 gennaio 1967, durante l’ultimo test sui sistemi prima del lancio, Grissom morì insieme al suo equipaggio composto da Edward H. White  e Roger B. Chaffee. Bruciarono vivi nella navicella che avrebbe dovuto condurli sulla Luna. L’incidente avvenne a causa del fatto che l’aria presente all’interno dell’abitacolo era davvero molto ricca di ossigeno e questo favorì l’innesco di un incendio provocato forse da una scintilla scaturita da un cavo danneggiato.

Secondo Sibrel non fu un caso che fosse morta una persona che fino a quel momento si era sempre almentata della sicurezza, del modo in cui era condotta la preparazione alla missione, dell’equipaggiamento etc. Il capitano aveva anche appeso al prototipo della navicella un limone, segno usato in america per indicare un rottame.

Una persona del genere, continua Sibrel, non avrebbe mai accettato di fingere l’allunaggio, anzi si sarebbe rivolto alla stampa per divulgare tutto. Infatti Grissom aveva indetto, senza permesso, una conferenza stampa alla quale avrebbe dovuto partecipare pochi giorni dopo l’incidente. Il pentagono pensò di liberarsi di lui e per farlo in modo non sospetto dovette anche eliminare il resto dell’equipaggio.

L’accaduto però rappresento una vera e propria tragedia nazionale e il programma fu sospeso.

Soltanto nel luglio del 1969, ovvero due e anni e mezzo dopo, Neil Armstrong scrisse la storia dell’aeronautica mondiale.

Un set cinematografico

Secondo la teoria della cospirazione Lo sbarco sulla Luna sarebbe stato girato in uno studio televisivo situato in qualche base militare nascosta, tipo Area 51 per intenderci. A rafforzare questa ipotesi, secondo i sostenitori di tale teoria, sarebbe il fatto che l’unica fonte di informazioni riguardanti l’allunaggio sia appunto la NASA. Tutti gli spettatori di tale evento, compresi stampa e media, vi hanno assistito guardando il tutto su uno schermo.

Per la precisione gli astronauti sarebbero davvero partiti sul razzo e avrebbero raggiunto la parte alta dell’atmosfera ma non sarebbero andati oltre. Quindi chi ha visto il lancio dal vivo ha visto effettivamente gli astronauti lasciare la Terra. Tuttavia i 400 mila chilometri che separano la Terra dalla Luna erano davvero troppi e quindi non sarebbero mai stati percorsi.

Una delle tante prove a sostegno della teoria del complotto è che il filmato dell’allunaggio è preceduto da un messaggio in cui compare la scritta: “non mostrare al pubblico”.

Inoltre l’operatore della NASA dice che le immagini tv sono perfette, questa sembrerebbe un’ulteriore prova del fatto che stiano girando qualcosa apposta per la televisione.

Piccoli errori e brutta regia

Quando ci si trova a 160 mila chilometri dalla Terra, ovvero a metà strada tra la Terra e la Luna, c’è un discreto ritardo nelle comunicazioni. Le onde radio impiegano 4 secondi ad arrivare a destinazione, quindi tra un messaggio e un altro ci dovrebbe essere un po’ di silenzio.

Quando avviene il primo scambio di messaggi tra gli astronauti e la base, a 160.000 chilometri dalla Terra, questo ritardo nelle comunicazioni c’è, ma a un certo punto, come potrete notare nel filmato, si sente dire ad una persona “Talk” e subito Neil parla. Questo starebbe a indicare che c’era qualcuno che contava i secondi e indicava agli uni e agli altri quando parlare e quando stare in silenzio per simulare il ritardo nelle comunicazioni.

Per alcuni il fatto che Neil Armstrong fosse sempre molto illuminato, anche quando era in ombra, starebbe a indicare il fatto che si trovasse in uno studio televisivo pieno di luci e fari.

Gli astronauti avevano in dotazione una fotocamera Hasselblad modificata apposta per la missione,  una delle modifiche che avevano apportato era la rimozione del vetro del mirino. Ci si chiede come i cosmonauti avessero fatto a fare foto così belle e perfette nonostante i spessi guanti che indossavano e rendevano difficoltosa qualsiasi manovra sulla macchina fotografica.

La bandiera americana

Una delle critiche più famose è rivolta alla bandiera americana piantata dulla superficie lunare. Più volte il drappo sembra ondeggiare al vento e come si sa sulla Luna non c’è atmosfera e non c’è nemmeno vento.

Conclusioni e smentite

Christopher Riley, professore presso l’univerità Lincoln, crede che la teoria della cospirazione sia infondata e pretestuosa.

Riley smonta una per una le affermazioni cospirazionistiche.

Comincia con l’affermare che oltre 400 mila americani hanno lavorato al progetto apollo per diversi anni, non si tratta quindi di poche decine di persone.

Anche le cosiddette prove portate in campo dai cospirazionisti sono per alcuni tratti anche ridicole.

La bandiera americana, ad esempio, era sostenuta anche da un braccio orizzontale per tenerla in bella vista e si muoveva per via dell’inerzia, non per altro. Sappiamo quanto gli americani ci tengano alla propria bandiera perciò non sorprende il fatto che ci tenessero a mostrarla per bene. Inoltre di tale particolare non si è mai fatto alcun segreto.

Tutte le anomalie fisiche riscontrate nel filmato sono dovute al fatto che la fisica in mancanza di atmosfera è differente dalla fisica classica quindi non si tratterebbe affatto di anomalie.

Foto della Luna

Le foto erano per così dire perfette perché gli astronauti si erano addestrati a lungo nell’uso della macchina fotografica. In aggiunta a ciò sappiamo che furono scattate diverse decine di foto e che solo alcune di loro furono rese pubbliche. La maggior parte delle foto erano mosse, inquadravano un paesaggio poco interessante, erano sovraesposte oppure ritraevano gli astronauti stessi però nel modo sbagliato, tipo con la testa fuoricampo o cose del genere. Molti siti le hanno pubblicate e alcune di esse sono davvero orrende.

Per quanto riguarda il fatto che Neil sembrasse molto illuminato anche quando era in ombra bisogna considerare che la superficie chiara della Luna è molto riflettente, come possiamo notare ogni notte quando la guardiamo dalla Terra, perciò sebbene in ombra, e quindi non colpito dalla luce diretta del Sole, Neil veniva illuminato dalla luce riflessa dal terreno.